Anche se non te lo dichiarano, metti assieme i pensieri e capisci dove si vuole andare a parare: arrivare a sostituire del tutto l’uomo con la macchina, per risolvere alla radice il problema della sicurezza stradale.
E, nel frattempo, smettere di investire sul miglioramento dei conducenti: sarà un danno nel breve termine, ma nel lungo si recupererà.
Capisci pure che ci vorrà molto tempo prima che i veicoli guidati dall’uomo scompaiano del tutto e che ci sarà una lunga fase di transizione in cui la convivenza su strada sarà difficile: la tecnologia ha percezioni e comportamenti troppo diversi da quelli di un guidatore in carne e ossa. Per questo il mondo non ha ancora deciso se si arriverà ad auto completamente autonome e come verrà divisa tra uomo e macchina la responsabilità in caso d’incidente.
Poi arrivi sulle curve di Alpi e Appennini e ti chiedi quando e come si arriverà a dotare anche le più secondarie tra le strade secondarie di quei sensori, trasmettitori 5G e tecnologia varia che serve per la guida autonoma. Ti rispondi che probabilmente l’auto che si guida da sé verrà programmata per adottare un comportamento più “guardingo” quando può contare solo sui suoi “occhi”, perché non c’è o non è abbastanza affidabile la connessione 5G che sulle strade principali o comunque affollate trasmettono le informazioni su meteo, traffico e altri eventi che vengono dalle telecamere pubbliche o dagli “occhi” degli altri veicoli.
Se hai più di cinquant’anni, come la “Guarcino-Campocatino”, probabilmente ti viene voglia di scendere da questa giostra tecnologica ancora indefinita nei dettagli ma già vagamente inquietante. Almeno se hai passione per l’auto. Poi però pensi che, in effetti, guidare è una cosa seria e richiede altro che passione: troppo spesso la passione è un alibi per atteggiarsi da esperti senza esserlo. Basta guardare come certi appassionati (troppi!) impugnano il volante e regolano il sedile. E allora, probabilmente, ben venga la guida autonoma: è il minore dei mali. E per quei pochi appassionati davvero preparati resteranno circuiti e gare su strada aperta.
Ma, in attesa che il mondo diventi così, saper “guidare davvero” resterà tanto bello e importante quanto alla portata di pochi. Anche se ci sono le scuole di guida sicura. Qui mi piace ricordare che, quando questi centri d’istruzione alla guida avanzata non esistevano, proprio quella tra Guarcino e Campocatino era un campo scuola di eccezione. Tanto che agli inizi degli anni Settanta una gloria dell’automobilismo sportivo romano del Dopoguerra l’aveva scelta per insegnare ai suoi figli come “guidare davvero”. Anche con neve e ghiaccio.